L'aurora porta la lingua









Teatro/ Il pompelmo rosa, Asfalto Teatro

Oggi martedì 28 e domani mercoledì 29 dicembre, nell'ex Laboratorio di Saldatura del Cnos di Lecce, le ultime repliche per “Il pompelmo rosa” da Jack Kerouac per Asfalto Teatro.


“Se possibile scrivi “senza coscienza” in semitrance permettendo al subconscio di accogliere nel nostro linguaggio – disinibito, necessario, interessante e tanto “moderno” - quello che l’arte cosciente censurerebbe, e scrivi con eccitazione, velocemente sui crampi da penna o battitura secondo le leggi dell’orgasmo (come dal centro alla periferia). Vieni, da dentro fuori – fino al rilassamento e al detto”. È Jack Kerouac - citato da Rossano Astremo, in libretto pubblicato a Lecce nel 2006, per I libri di Icaro - il violentatore della prosa. E non solo della prosa, aggiungiamo noi, se violentare un canone significa liberarlo, accoglierlo nella possibilità.


Cigola il sipario nel vecchio laboratorio di saldatura delle Officine Cnos, come una grande porta che si apre svelando, di volta in volta, l’immaginario di un gruppo di “resistenza” che vuole, cerca e realizza un teatro profondamente traversato da una propria specifica lingua.

Il gusto per un teatro fatto di teatro dove gli attori, i costumi, i trucchi, le macchinerie, le scelte sceniche e quelle musicali scrivono un’autonomia ideativa profondamente radicale, perché mischiata di intuizioni e di scoperte cucite in libertà, fuori da qualsiasi soggezione teorica e critica.

Un teatro di regia che si fonda su una solidarietà costruttiva che chiama tutti all’esserci.

Questa volta Aldo Augieri, ha scelto Jack Kerouac, il mito di una scrittura totale dettata da un nomadismo (non solo quello tenuto ai titoli delle opere che più conosciamo) anche questo radicale nel condurre (la scrittura e) la vita al margine, nel bilico, sullo sprofondo della possibilità cognitiva e percettiva. Un osare che ha generato linguaggio ma anche profondamente modificato lo stile di vita di molti.

“Il pompelmo rosa”, è il titolo dell’opera che ha debuttato nei primi giorni di dicembre e che torna in scena per una nuova terna di repliche, le ultime due oggi 28 e domani 29 dicembre.

Una linea di luce in proscenio. Fioca. C’è il mondo, sullo sfondo, nel buio, nell’assoluto buio. Al Vecchio Angelo Mezzanotte è affidato il prologo per il successivo venire di “clown” narrativi che sono tessitura e trama delle visioni che Augieri declina nel suo teatro. Un gusto interpretativo fatto di vezzi e di atteggiamenti che muovono e motivano la “marionetta” viva che egli porta in dono, alla visione, affidandogli parole e movimenti. Un’andare e venire che scandisce il tempo, come se, dietro le quinte, l’attesa dell’entrata fosse punto d’arrivo d’un vagare infinito che congiunge il tempo della preparazione dello spettacolo alla sua “ultima” resa: è il teatro delle “poche sedie”, quello dell’avventura che detta la regola. C’è poca luce in questo allestimento, significativamente; con le parole nel flusso automatico della congiuntura beat, mai preoccupata della conseguenza. Sbirciare allora, tendere l'orecchio l'esercizio chiesto al pubblico. Il coro delle voci, le donne in scena, portano il trucco “rosa” delle geishe, sta a loro spingere la lingua, le parole nel suonare mischiando senso e “sentenze” utili al sempre perso noi!

Dove stiamo andando? Noi sentiamo il Tempo, l’odore della gente.

Valeva la pena che io venivo… stregone flippato. Ho imparato, imparato, le fantasie… Vagabondo, solibondo, cantabondo, lamentondo... Frammenti sentiti dalla scena ed altri a seguire, dal letterario sfondo di questa mirabile messinscena: “Che cos’è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano indietro sulla pianura finchè le si vede appena come macchinine che si disperdono? … È il mondo che ci sovrasta, ed è l’addio. Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli” (da “Sulla strada”)

In ultimo un rammarico: peccato il limite del “mercato” teatrale in un territorio, il nostro, che insegue tutto che tranne i suoi talenti… Meriterebbero di più le “cose” di questa fucina, altre saldature, ma tant'è, onore al coraggio.

In scena con Aldo Augieri, Stefania De Dominicis (anche aiuto regia), Antonio Cazzato (anche scene e oggetti di scena), Claudia Di Palma, Daniele Sciolti (anche lui, alle scene), Giuliana Geusa, Roberta Sciolti (anche ai costumi). Le luci sono di Giuseppe Calabrò, i suoni (eccellente la scelta delle musiche) di Emanuele Augieri, trucco e parrucco di Anna Gabrieli. Il bel “vestito piumato” che sorprende in una scena di intensità aurorale è di Fiamma Benvignati.

Mauro Marino